Un viaggio nel viaggio al BTO
Nella vita c’è sempre da imparare e soprattutto in un’industria in evoluzione come quella del turismo. Sono stato al Buy Tourism Online a Firenze ed ho trovato ulteriori spunti che mi confermano che stiamo vivendo una era nuovissima.
Devo dire che il panel che mi ha catturato di più è stato “E-GAL: How is Green my valley” curato da Stefano Landi di SL&A. In questa occasione si è riunita la Rete Rurale Nazionale, di cui mi onoro di far parte e che ha presentato la Carta “Turismo Rurale è”, una bussola per il turismo rurale. Infatti, il turismo nelle aree rurali ha delle potenzialità enormi e i Gruppi di Azione Locale (di cui ho scritto anche qui) stanno realizzando molte interessanti iniziative. Tanti stimoli sono stati forniti da Runtastic, la fantastica app per le attività outdoor: vi è la possibilità di integrare i percorsi , per esempio, di trekking, corsa e bici con questa applicazione interagendo con altri utenti anche con lo scopo di fruire meglio dei territori visitati.
Molto è stato detto sulla sharing economy, tanto per semplificare, le attività legate ad aziende come Airbnb o Uber. È evidente che la nascita di questi tipi di piattaforme ha creato scompiglio tra le aziende “tradizionali” che, soprattutto in Italia, si trovano a dover sottostare ad infinite regole e burocrazia e, anche per questo motivo, queste imprese non riescono a competere.
Ieri è stato analizzato il caso di Gnammo, la piattaforma italiana di social eating e home restaurant che sta letteralmente spaccando. È una novità, come Uber o Airbnb, e quindi la discussione sulle regole, anche a livello governativo, è intensa. Si discute….. e mentre si discute BlaBlaCar (francese) raccoglie un round di investimenti di 200 milioni di dollari. Da quando a settembre ho letto l’ articolo sul Wall Street Journal che informava di questa “raccolta”, mi domando se discutendo solo di regole potremo mai essere competitivi: domani potrebbe nascere un qualcosa di simile a Gnammo negli USA che riceve milioni di dollari da fondi di investimento (in cui sono magari depositati i nostri risparmi) potendo spazzare via i competitori meno “muscolosi”. Oppure, come hanno proposto ad un amico che ha fondato una splendida startup in Italia, “ti finanziamo se sposti la sede all’estero”.
L’altro protagonista della mia giornata al BTO è stato sicuramente lo storytelling, in tutte le sue declinazioni: storytraveling, storyrunning e chi più ne ha più ne metta.
Vedo che c’è convergenza sul fatto che il racconto di un’esperienza di viaggio sia uno strumento di comunicazione imprescindibile per una destinazione o per un’impresa turistica, oggi che i turisti vogliono essere protagonisti di una storia fantastica. Ci siamo spinti anche più in là, quando sempre più turisti percepiscono che “il lusso sia poter raccontare un’esperienza di viaggio”.
Tanto tanto tanto social e tanto web. Spunti molto puntuali sulla web reputation grazie anche alle sempre interessanti informazioni di Travel Appeal che si sta diffondendo molto tra le imprese turistiche e presto anche tra le destinazioni. Su questo tema mi sembra, comunque, che TripAdvisor mantenga una posizione di quasi monopolio, con tutte le critiche e la consapevolezza da parte degli utenti che non sia una fonte completamente affidabile.
Ma il bello è stato sentire da più parti che “il turista non esiste”. Ah …… che grande soddisfazione!
Eh sì, perché esistono “i turisti”, che hanno diverse motivazioni, aspettative e comportamenti.
Per questo… segmentate, gente, segmentate! altrimenti “si ricade in discorsi da bar”. Inoltre, (wow!) si comincia sempre di più ad avere attenzione alla misurazione dell’impatto degli investimenti in questo business.
Chiudo l’articolo con una frase in dialetto calabrese, pronunciata da Antonio Pezzano nelle conclusioni di un illuminante intervento che palesa i pregi ed i difetti delle DMO (Destination Management Organisation) come le conosciamo oggi.
“Aundi cantanu troppi gaudi, non faci mai iornu”
Traduzione: dove cantano troppi galli, non fa mai giorno!